CODICE FISCALE E IMMIGRATI – TROPPI OMONIMI – VERSO UNA RIFORMA
Postato il Lunedì, 23 aprile @ 08:07:03 CEST di claudio |
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E' allo studio una revisione del codice fiscale.
Il rischio omonimie per i codici fiscali si è infatti moltiplicato all'ennesima potenza con l'ingresso di sempre più immigrati regolari.
La sequenza di lettere e numeri indispensabile per i rapporti tra cittadini e pubblica amministrazione è entrata in crisi con la crescita dell'immigrazione in Italia.
L'amministrazione finanziaria è al lavoro per individuare una soluzione e rivedere il tesserino, nato alla fine degli anni '70, con una sequenza di lettere e numeri per identificare i cittadini nei rapporti con gli enti e le amministrazioni pubbliche.
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È il nuovo che avanza: cinesi, rumeni, arabi, e più in generale tutti gli immigrati regolari, stanno imponendo una profonda revisione al vecchio codice, strumento perfetto per gli italiani in virtù degli 8.103 validi per altrettanti Comuni.
Il problema, sotto forma di molti casi di omonimia, si pone invece con gli stranieri, per i quali è previsto solo un codice Paese che aumenta le possibilità di persone con lo stesso nome e nate nello stesso anno.
«Cominciano ad esserci troppo omonimie - ha spiegato il presidente di Sogei, Gilberto Ricci - della necessità di una revisione ne abbiamo già parlato con Visco».
Non solo. Una modifica del documento con cui vengono fotografati i nostri rapporti con il Fisco, è resa inevitabile anche a causa della necessità di trascrizione di alfabeti diversi da quello occidentale (cinese e arabo, per esempio) e, in prospettiva, per risolvere la questione del doppio cognome.
Nel tesserino bianco-verde trova spazio, per gli italiani, anche il codice del Comune di residenza, che sommato a nome, cognome e data di nascita permette un'identificazione quasi univoca.
Invece per gli stranieri c'è solo un "codice Paese", e non è poi così raro, specialmente se si ragiona sui grandi numeri dell'immigrazione, trovare persone che oltre il Paese d'origine e il giorno di nascita condividono anche lo stesso nome.
Per gli stranieri infatti si inserisce il codice Paese, per i cinesi la Cina, per i rumeni la Romania e così via.
"Da pochissimi casi che avevamo gestito bene ora ci troviamo a gestire, ad esempio, molti nomi cinesi che il codice Paese non basta più a distinguere" ha spiegato Ricci alla Commissione Finanze di Palazzo Madama.
L'esempio dei cinesi non è casuale: in un Paese che conta oltre un miliardo di abitanti si contano appena 20 mila cognomi (contro i 350 mila italiani), e i 100 più diffusi coprono quasi il 90% della popolazione…
Se poi ai rischi di omonimia, si aggiungono le difficoltà di trascrizione dei nomi di tanti cittadini immigrati (si pensi ancora al cinese, o all'arabo e al cirillico), e le complicazioni che potrebbero crearsi se venisse approvato il disegno di legge sul doppio cognome, è chiaro che è il momento di mandare in pensione quelle sedici cifre.
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